La libreria era apparentemente silenziosa. Almeno per quanto ne potesse udire orecchio umano e adulto.
Al contrario e ascoltando ben bene, c’era tutto uno spettegolare, un chiacchiericcio continuo, qualche battutina acida qua e là, ma niente di troppo serio. Nessuno dei presenti veniva alle mani, nessuno si scuoteva volutamente per far cader il vicino di scaffale. Diversamente, la conversazione delineava con precisione il carattere di ogni reparto e di ogni mensola.
Gli unici che si lasciavano andare ad insulti, dispetti e cattiverie erano quegli stizzosi dei filosofi, insopportabili ad ogni altro argomento o fazione, irascibili e pieni di sé; perdevano ogni contegno scatenandosi in improperi, lanci di maledizioni e vendette eterne da far impallidire le Erinni, Nemesi e persino Asmodeo. Finché le ante, a vetri o in legno, restavano chiuse, tutto il parlottio si tratteneva e, da sommesso che era, nulla si percepiva nella stanza.
Scusa ma tu da quanto sei qui?
Ma come non ti ricordi l’ultima volta che ti hanno scelto?
Scusate ma avete visto dove è finito il Giardino Segreto, non lo vedo più! Sono quiii!
E cosa diavolo ci fai lassù, in mezzo a quei barbogi degli Struzzi?
Barbogio sarai tu che risali al tempo di Carlo Codega e voltès indree, un po’ di rispetto per i grandi!
Comunque, ero caduto e mi hanno piazzato lontano dal Dottor Dolittle, uffa, mi divertivo così tanto con lui!
Ma smettetela di cianciare voi narrativa da quattro spiccioli, noi si che facciamo la storia del mondo!
Ecco ci mancava la lezioncina di Keynes… taci che non ti fila più nessuno dal secondo dopoguerra, ed eri pure già morto!
Quanto siete futilmente inutili voi storielle per stupidotti infanti
Ha parlato quello che lo leggono solo a scuola, vero Malavoglia, se ti chiami così ci sarà un motivo, vai a mangiarti i tuoi lupini e sta zitto
Silenzio, per mille pescicani, volete tacere, sento dei passettini.
Corsaro Nero datti una calmata che non siamo la tua ciurma
È lei che arriva a scegliere uno di noi, vi dico
Quant’è carina, però.
Storia delle Storie, sei ridicolo, ogni volta, ma proprio ogni volta ti commuovi solo perché ti portava a leggerti sull’albero in fondo al giardino, il gelso.
Hai ragione, bei tempi, anche se sono tutto rappezzato con lo scotch …
Per forza, hai duemila anni, sei l’edizione della Nonna Milla, già tanto che sei ancora vivo
Dai sgabello scuotiti e butta giù i giornali che altrimenti non riesce a spostarti
Insomma, che maniere, siamo quotidiani seri noi.
Ma smettetela anche voi che tanto finite sempre a fare il fondo alla pattumiera
Allora, la mamma dice che prima di prendere un nuovo libro da leggere devo rimettere a posto quello che ho letto.
Io non sono mica tanto d’accordo, e se mi viene voglia di rileggerlo? Mi tocca fare di nuovo tutto il corridoio.
Ma quanto pesa lo sgabello
Elena sei nello studio o in libreria? Hai deciso cosa vuoi leggere, arrivo.
Faccio da sola mamma, ho scelto.
Adesso metto un piede sul primo scaffale e rimetto a posto Dalla terra alla Luna dove ho lasciato lo spazio, un salto e tiro giù quello nuovo.
Non mi sono mai piaciute le favole, sono noiose. Le storie degli dei sono molto più divertenti.
Ecco quello che cerco: Miti Saghe e Leggende
Oddio ha scelto me, me! Che sono grande quasi quanto lei e pesante! Che bambina fantastica! Tra tutti ha voluto me…
Certo perché sei tutto brossura e disegni, cosa credi, lei è ancora ferma a disegnini e storielle
Invidia, questa è invidia. Siete maligni e acidi. E ingiallirete tutti.
Che bello, ci sono le storie dei Greci ma anche tutti gli altri! Mamma guarda!
Questo però sull’albero non lo porti, Elena. Pesa troppo.
Ma non vado più sul gelso adesso ho fatto la casetta sul pino marittimo, quello dei pinoli, tra i due oleandri, vicino alla rotonda del dondolo…
Va bene, va bene adesso a letto.
Tra gli scaffali, qualche pagina scompigliata, poche sovracopertine rivoltate, un paio di segnalibri accasciati, e con molti sospiri tra il deluso, il comprensivo e l’amorevole, torna il silenzio tra i fogli.
Tranne che tra i filosofi dove ancora si litiga sull’individuo, l’essere e la realtà, figuriamoci…